Tuesday 10 June 2014

Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno


Io ho un concetto forse un po’ all’antica dell’amicizia. Che non va molto d’accordo con l’era digitale in cui viviamo, e soprattutto con la lontananza.
Il mio concetto d’amicizia prevede condivisione, scambio. Ovvio, superata l’adolescenza la condivisione non può essere più costante, né tanto meno in tempo reale, e quando poi subentrano altri attori sul nostro palcoscenico, bisogna riuscire a dare ad ognuno una parte senza scontentare nessuno.
Ma l’amico rimane. Per raccontare di sé, ascoltare, vivere emozioni, ed esserci quando uno meno se l’aspetta. Con spontaneità e desiderio. Ecco, questo dovrebbe essere l’amicizia per me.
Il bello e allo stesso tempo il brutto della vita da “nomade” (perché è un po’ così che ci si sente dopo i vari traslochi degli ultimi dieci anni) è che si collezionano conoscenze di ogni genere, e ogni tanto qualcuna di queste è destinata a diventare vera amicizia ed accompagnarti negli stadi successivi della vita.

Gli scenari cambiano, come le persone, le esperienze ti fanno crescere ma tu devi cercare di rimanere te stesso, per tenere stretto il rapporto con il passato e per non correre il rischio di dimenticartene. Non sempre è così facile. E io non sono molto brava a mettere d’accordo tutte le “io” che mi porto dietro. Allora ogni tanto cerco una conferma, nel passato. Indispensabile per andare avanti, nel futuro.




(foto iStock)
Ci sono amici perfetti per due chiacchiere e una birra, e amici con cui non l’hai mai fatto.
Ci sono amici più o meno attenti, e se ci pensi bene capisci che non è questione di quanto gliene frega di te, ma piuttosto del tempo che hanno per dimostrartelo.
Ci sono gli amici con cui non affronterai mai determinati argomenti, non chiederti il perché, è così.
Ci sono gli amici di cui sai tutto, ma non viceversa.
Ci sono quelli che si confidano, che ti rendono partecipe della loro vita, e quelli che non amano farlo.
Ci sono gli amici che sai già che tireranno pacco nel momento stesso in cui ti dicono che verranno, ma non glielo dirai mai.
Ci sono quelli che quando fai un figlio spariscono. E tu li lasci lì dove sono.
Ci sono quelli dell’infanzia, alcuni crescono con te, altri… rimangono dell’infanzia.
Ci sono amici che ci si vede tutte le settimane e quando cambi città chi s’è visto s’è visto.
Ci sono quelli dell’università che è sempre bello rivedersi, anche se ogni due o tre anni, in giro per il mondo.
Quelli che se non avessero avuto i figli dell’età del tuo non li avresti mai frequentati, e quelli che invece grazie ai figli vi siete conosciuti.
Ci sono amici che non chiamano mai e si dimenticano puntualmente il tuo compleanno ma quando li abbracci riesci a sentire, come fosse palpabile, l’affetto quello vero.
Ci sono quelli che “se passate da queste parti c’è sempre un letto per voi”.
E poi ci sono quelli che decidono di sposarsi o avere un figlio proprio quando vai a vivere dall’altra parte del pianeta terra, ma li perdoni, perché gli vuoi bene.

Io credo di poter riconoscere qualcuno in ognuna di queste categorie.
A volte ho un caratteraccio, posso essere la più antipatica, permalosa, orgogliosa degli amici. A volte faccio fatica ad accettare tutte queste differenze, mi piacerebbe prendere un bel pennello monocromatico ed uniformarli tutti, a mia immagine e somiglianza (ovviamente). Ma perderei la ricchezza di ognuno di essi.
È tutta questione di equilibrio.

 

“… Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane. …”

(da “The Big Kahuna”)

 

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